Comunicazioni

  • 22/09 – Madonna dei Miracoli di Corbetta

    Domenica 22 settembre si è svolto un evento molto particolare a Corbetta, al quale la Confraternita di Vanzaghello è stata invitata, insieme a tutte le Confraternite della Zona IV della Diocesi di Milano. Solo due i vanzaghellesi presenti all’evento, ma la bellezza e la Fede mostrata dai fedeli di Corbetta è stata veramente sentita. Si scoprono realtà a noi vicine che non si conoscevano e si rimane piacevolmente sorpresi nel constatare che la Fede Cattolica è ancora viva, anche nelle mille difficoltà che questo mondo le pone davanti.

    L’evento in questione è la processione in onore della Madonna dei Miracoli, venerata al Santuario di Corbetta; il paese è stato addobbato a grande festa, dato che la processione si svolge di norma ogni 5 anni a partire dal 1954, quando è giunto a Corbetta il gruppo statuario del primo miracolo. Il percorso che la Madonna farà nelle strade non è prefissato: di volta in volta si cerca di coprire una parte del paese che in precedenza non sia stata visitata di modo che la Madonna possa simbolicamente abbracciare l’intera città.

    La statua della Madonna dei Miracoli, tipicamente situata all’interno del Santuario, pronta per scendere lungo le strade del paese.

    Quest’anno la processione si è svolta in un’occasione particolare dal momento che ricorre il 70° anniversario dell’arrivo del gruppo statuario (scolpito da Santino Gaslini) nel Santuario, evento che è giunto in concomitanza con l’arrivo in città di don Ludovico Pileci, nuovo coadiutore e responsabile dell’oratorio, il quale ha presieduto anche la cerimonia. Proprio per quest’ultima particolare ricorrenza, si sono volute scegliere delle tappe significative: il passaggio davanti alle scuole dell’infanzia del paese e davanti all’oratorio, per consacrare i bambini e i ragazzi di Corbetta alla Madonna dei Miracoli, anche in ricordo del legame profondo che Maria ha avuto coi bambini del borgo il giorno del primo miracolo del 17 aprile 1555, quando appunto ha guarito un bambino sordomuto dalla nascita.

    Don Ludovico Pileci, con indosso il piviale, il parroco di Corbetta e le autorità civili davanti l’ingresso del Santuario.

    La processione di quest’anno apre ovviamente per Corbetta le celebrazioni del giubileo del 2025, anno nel quale il santuario festeggerà anche il 470° anniversario del primo miracolo e il 70° dell’incoronazione della statua che è stata portata in processione da parte dell’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini (divenuto poi nel 1963 papa col nome di Paolo VI ed oggi santo).

    Con quest’insieme di ricorrenze si è pensato anche di restaurare il gruppo statuario che, dalla fine della processione e per due settimane, sarà oggetto di una serie di trattamenti conservativi volti a traghettare l’opera alle generazioni future.

    Veramente una bellissima celebrazione in onore della Santa Madre di Dio, nelle vesti della Madonna dei Miracoli. Invito tutti a visitare questo Santuario a pochi passi da noi, che magari non eravamo a conoscenza della sua esistenza. E’ stato davvero rincuorante vedere così tante persone radunate grazie a Nostra Madre, così tanti che ancora sono fieri di mostrarsi come Figli di Dio e di Maria e che hanno sollevato calorose preghiere al Cielo.

    La Fede deve essere condivisa, mostrata in pubblico, lasciata ardere per fare Luce al mondo, come le fiaccole usate durante la processione: la candela di quasi tutti i fedeli è stata interamente consumata durante il percorso, senza spegnersi mai durante il lungo tragitto.

    Il buon Signore sicuramente renderà merito a tutti i fedeli che hanno partecipato.

    Dal Vangelo secondo Matteo 5:13-16

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

    «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

    Benedizione Eucaristica finale, impartita da Don Ludovico Pileci.
  • 07/09 – Vespri Solenni della Natività di Maria

    Sabato 7 Settembre, alle ore 16:30, 4 Confratelli, 3 Consorelle e 2 fedeli si sono recati in Duomo per partecipare ai Vespri Solenni della Natività di Maria, presieduti dal nostro Arcivescovo Mons. Mario Delpini. Un momento di preghiera molto sentito, anche pensando alla consacrazione della Parrocchia di Vanzaghello alla Madonna.

    Purtroppo la celebrazione ha visto una scarsa partecipazione da parte dei fedeli, nonostante la città di Milano abbia una notevole popolazione. Le Confraternite hanno partecipato con circa una ventina di Confratelli e Consorelle, rinnovando la loro missione di testimoni dell’importanza delle celebrazioni liturgiche, in particolare quelle dei Vespri.

    Per concludere il Vespro si è svolta la processione interna al Duomo, dove 2 nostre Consorelle hanno avuto l’onore di portare lo stendardo della Vergine.

  • Storia delle Confraternite

    Oggi le Confraternite sono delle Associazioni Diocesane, regolate dal Diritto Canonico (canoni 298 e seguenti), che si prefiggono lo scopo di aumentare la diffusione della Fede, di attuare opere di misericordia e di aiutare gli iscritti a condurre una vita più perfetta; nel nostro mondo moderno non se ne sente parlare praticamente mai, essendo delle realtà piccole e poco vistose, sebbene ancora diffuse. Pure nelle realtà più conservatrici le Confraternite non hanno dimensioni eclatanti, nè sono così tanto attive; le troviamo in pochi eventi, per esempio in processioni e celebrazioni molto solenni e spettacolari, ma comunque sporadici.

    Dalle origini fino al 1500

    Questo è il nostro presente, ma com’era fatto il nostro passato? Le Confraternite hanno origini estremamente antiche, che si perdono nelle pieghe della Storia: si hanno notizie sparse di statuti e altri documenti a partire dal Milletrecento, ma si può supporre senza errare che i primi nuclei siano nati ancora prima. Ovviamente l’aspetto generale di queste società era completamente diverso da quello odierno e molto più semplificato: si trattava di piccoli gruppi di fedeli, tendenzialmente appartenenti al ceto basso, che decisero di aggregarsi per poter creare realtà più ampie e forti. Il nucleo fondante era la Fede Cattolica, ma gli ambiti di operazione di queste primitive Confraternite era molto più pratico che spirituale: alcune di esse erano vere e proprie corporazioni dei mestieri specializzate, riunendo i calzolai, i fabbri, i contadini, i mugnai, e tutte le altre professioni del centro abitato. I consociati si impegnavano a gestire chiese, oratori (intesi come “luogo di preghiera”), provvedevano alla sepoltura dei defunti e alla pubblica carità a favore di anziani e malati, a favore delle ragazze più povere in età da marito, a soccorso dei carcerati, dei pellegrini… Vivevano mettendo in pratica quelle Opere di Misericordia insegnate dal Vero Maestro.

    Nel corso dei secoli queste società si diffusero ampiamente, divenendo un vero fenomeno di massa: quasi tutti gli abitanti dei paesi erano iscritti ad una “Confraternita” (non avevano ancora questo nome), ma la diffusione maggiore si ebbe nei centri abitati più grandi e popolosi. Vi erano tantissime tipologie di queste congregazioni, ciascuna focalizzata su una particolare devozione, magari locale, centrata in una Chiesa del luogo o in un Santuario, oppure su devozioni di più ampio respiro: una delle Confraternite più diffuse del Trecento furono i “Discipinati”, ossia i “Flagellanti”, che si esponevano in pubblico fustigandosi la schiena “in memoria e per onore della Passione di Cristo”, quindi una consociazione di ordine spirituale e penitenziale. Queste persone, legandosi insieme grazie alla Fede, si sentivano “fratelli” e cercavano di sostenersi l’un l’altro nel cammino della loro vita.

    Nelle nostre zone, più precisamente a Busto “Grande” (Busto Arsizio), nacque una Scuola dei Poveri in data 1566, accorpando diversi enti corporativi più piccoli e antichi, addirittura legati a famiglie differenti. Sempre prima del Cinquecento si possono trovare tracce di altre consociazioni: a Saronno furono unificate 28 microassociazioni all’interno di un sodalizio più grande, intitolato a “tutti i Santi”; una di queste piccole congregazioni era dedicata ai calzolai, mentre due erano interamente femminili e devote a Santa Caterina e Sant’Orsola. Ci sono tracce di consorzi simili anche a Lonate Pozzolo, data 1333, incardinati nella Chiesa di Santa Maria e di Sant’Ambrogio. Del 1376 sono gli statuti della “scola” di Sant’Antonio di Gallarate.

    Il fulcro intorno al quale si annodava la fraternità dei consociati era il nucleo costitutivo e irrinunciabile di ogni confraternita del mondo cristiano: il bisogno di alimentare un circuito di solidarietà concreta, ma originata dalla Fede condivisa, che teneva bene in vista la conquista della Santità, della vicinanza a Dio e della salvezza eterna dell’individuo, cioè lo scopo ultimo di qualunque credente. Elementi primari erano: lo scambio reciproco di preghiere, l’accesso a un tesoro di indulgenze destinare a facilitare l’approdo alla felicità nel Cielo, la cura fraterna dei consociati defunti; ogni opera di carità era compiuta sapendo che, quando ci sarebbe stata necessità, queste opere sarebbero state contraccambiate da tutti. Come detto, queste associazioni erano molto pratiche e in esse non si trovano tracce di un insegnamento religioso organizzato dai consociati, in quanto non erano provvisti dei testi in grado di aiutarli.

    Il 1500 e San Carlo Borromeo

    Un secolo molto importante per le Confraternite fu il XVI: grandi sconvolgimenti socio-politici colpirono la nostra Penisola e la nostra zona; guerre, epidemie, difficoltà economiche, il declino della famiglia degli Sforza e l’ingresso di potenze straniere quali Francia e Spagna, determinarono profondi mutamenti del tessuto sociale, portando delle conseguenze anche sull’organizzazione delle Confraternite. A Milano nacquero sodalizi dedicati alla cura dei mendicanti inabili al lavoro, in quanto menomati fisicamente: zoppi, ciechi, storpi, mutilati… Mentre sul versante delle professioni, nacquero associazioni dedicate ai mercanti, agli avvocati oppure ai musicisti.
    Queste nuove forme associative mantennero però il filo della memoria e della carità reciproca, che erano sempre presenti. Si diffusero ampiamente le Confraternite dedicate all’edificazione del popolo dei fedeli e alla testimonianza della Fede, spesso in sinergia, ma anche in contrasto con le parrocchie.

    I “Flagellanti” erano ancora molto diffusi e parecchio attivi, con ritrovi frequenti per pregare insieme l’Ufficio nei giorni di festa; si mettevano fieramente in mostra durante le processioni e cantavano le Lodi in lingua volgare. Posero le loro sedi in oratori dove poi avevano autonomia gestionale. L’abito tipico delle odierne Confraternite è una loro eredità: vestivano di sacco e utilizzavano il cappuccio, due elementi chiave ancora oggi dell’abito confraternale, specie nel Sud Italia.

    Questo secolo vide anche il diffondersi delle associazioni devote a Maria Santissima, fino a quel tempo lasciata un po’ in secondo piano. Fiorirono devozioni a Maria Immacolata, grazie alla spinta dei frati francescani, e si diffuse ampiamente il Rosario, preghiera tipica dell’ordine Domenicano.

    Maria si mostrava come origine e custode di una salvezza che aveva come cardine principale Dio fatto Uomo, Gesù Cristo, grazie al quale si potè realizzare il Sacrificio Redentore della Croce: la memoria di Maria rimandava incessantemente a quella di Cristo. Fu in questo contesto che nacquero le Confraternite devote al Corpo di Cristo (“Corpus Domini”): adoravano il Figlio adagiato nelle braccia della sua Santa Madre.
    I Confratelli devoti al Corpus Domini erano incaricati di curare le luminarie e rifornire le lampade a olio tenute accese davanti ai Tabernacoli. Provvedevano al decoro dei riti pubblici celebrati in onore dell’Eucarestia; la scortavano con deferente premura quando si portava il Viatico ai moribondi. In molti casi, soprattutto dopo che le confraternite eucaristiche si diffusero ampiamente, ad esse fu affidata la gestione delle strutture parrocchiali. Queste associazioni trovavano nel culto del “Santissimo Sacramento” il loro perno centrale ed irrinunciabile.
    Le antiche “Scuole” dedicate al memoriale della Passione di Cristo si trasformarono nelle moderne Confraternite del Santissimo Sacramento, assumendo anche quei contorni tipici anche dei giorni odierni: partecipazione alle processioni del Corpus Domini e alle Sante Quarantore, adorazione della Santa Eucarestia.

    San Carlo Borromeo si trovò ad operare in un terreno molto ampio e molto diversificato: fu lui a decidere di riformare le Confraternite della Diocesi di Milano, ma erano un processo comunque già in atto. San Carlo spinse ulteriormente la diffusione delle Confraternite del Santissimo Sacramento, rendendole un fenomeno tipico della religiosità milanese, rendendole una dotazione obbligatoria per tutte le parrocchie; incitò il clero a farsele alleate e le unificò tutte sotto il controllo della Diocesi, dotando di statuti uniformi tutte le associazioni milanesi.

    Documenti storici attestano il buon esito dell’opera di San Carlo e della sua curia: le Confraternite del Santissimo Sacramento rimangono tutt’oggi ampiamente diffuse, anche se dormienti o poco attive, ma mantengono il primato numerico all’interno della Diocesi. Il controllo centralizzato della Diocesi aiutò grandemente le Confraternite locali ad aumentare gli iscritti ed a realizzare opere di carità concreta. San Carlo valorizzò anche la Compagnia della Dottrina, il cui scopo era catechizzare il popolo tutto.

    I “Flagellanti” rimasero molto diffusi e il loro modello rimase molto influente sull’impostazione delle altre Confraternite. Si tentò di inglobare le varie realtà esistenti in un più saldo controllo ecclesiastico inquadrato nella Diocesi e nelle parrocchie, senza però mai riuscirvi appieno. In generale, si cercò di fare delle Confraternite uno degli agenti più efficaci dell’acculturazione religiosa dei fedeli: grazie all’opera di catechesi, grazie alla diffusione delle immagini e testi sacri, grazie al canto religioso.

    Il XIX secolo e l’eredità di oggi

    Nonostante il controllo centrale, le Confraternite rimasero ancora l’espressione della volontà del popolo di aggregarsi insieme per sostenersi nella Fede, per non sentirsi soli, per realizzare opere di misericordia concreta. Continuarono la loro esistenza per tutto il periodo dell’Antico Regime, cioè per tutto il Sei-Settecento, fino ai ribaltamenti dell’Ottocento.
    Fu nel XIX secolo che cominciarono ad incrinarsi i meccanismi associativi delle Confraternite, a causa della nuova mentalità stato-centrica della classe politica. Il desiderio di controllare più capillarmente la società da parte dello stato fu originato dal “secolo del Lumi” e dal “cattolicesimo regolato” Massonico, modi di pensare ormai ampiamenti diffusi tra le elitè ricche e colte della società borghese. La conquista napoleonica della penisola, con le sue politiche antiecclesiastiche, creò una grandissima frattura nel tessuto sociale confraternale; la Restaurazione aiutò queste realtà a riprendersi e a sopravvivere fino ad oggi, ma furono comunque private di quello slancio di cui erano intrise nei secoli precedenti.

    Oggi possiamo trovare manufatti sacri Confraternali in praticamente ogni chiesa: stendardi, bastoni da processione, statue, affreschi, quadri… Molta arte venne prodotta dalle antiche “fraternità”, come dimostrazione della loro Fede viva e come pegno per assicurarsi un posto nel Cielo.

    Stendardo appartenuto alla Confraternita del Santissimo Sacramento di Vanzaghello, esposto sulla parete a sinistra della Chiesa di San Rocco.

    Tutti questi oggetti sono muti testimoni di un mondo passato dove la Fede era intesa in un senso molto profondo e veramente “universale”: ogni aspetto della vita del confratello era volto all’acquisto di quei tesori celesti che nessuno avrebbe mai potuto rubare; in questo acquisto erano coinvolte sia la vita spirituale che la vita di tutti i giorni, persino quella professionale.
    Oggi noi possiamo solo ammirare la grandissima eredità di Fede lasciataci dai nostri predecessori e cercare di rassomigliargli, almeno un pochino. Lo stato moderno ha preso il sopravvento sulla vita professionale e materiale, ma rimane ancora un piccolo spiraglio per poter operare spiritualmente. Non perdiamoci d’animo e non fermiamo questo passaggio di testimoni della Fede che continua di secolo in secolo, ogni volta mutando e adattandosi al contesto sociale dell’epoca.
    Preghiamo, preghiamo gli uni per gli altri. Affidiamoci a Gesù Eucaristico e al Padre, sapendo che se cercheremo “prima il Regno di Dio, il resto vi sarà dato in aggiunta”.

    Ad Majorem Dei Gloriam